App Immuni: ipotesi passaporto vaccinale.

Il progetto relativo all’app Immuni non ha raggiunto i risultati sperati, ma c’è ancora una possibilità per non disperdere le risorse impiegate in questi mesi. A discutere sul futuro dell’applicazione è stato nelle scorse ore il Ministro per l’Innovazione tecnologica e la transizione digitale, Vittorio Colao, dichiarando che l’app potrebbe avere un’utilità in ottica di utilizzarla come passaporto vaccinale.

L’ipotesi in campo è quindi che Immuni possa arricchirsi svolgendo il ruolo di certificato verde digitale così come delineato dalla Commissione Europea. Tra le più rilevanti, i certificati che attestano la vaccinazione, i risultati dei test e il fatto che una persona sia guarita dalla Covid-19.

La tanto bistrattata app potrebbe quindi diventare il lasciapassare per andare incontro a misure meno restrittive durante la pandemia, anche negli spostamenti tra gli Stati europei. Deve però essere chiaro che la Commissione Europa ha già precisato che l’uso del certificato verde digitale non deve essere discriminatorio; inoltre il suo impiego come condizione per accedere a determinati luoghi e servizi pubblici è al momento una semplice ipotesi sulla quale il Governo italiano deve ancora pronunciarsi in modo esplicito e dettagliato.

Importanti novità nell’ultimo update

In attesa di sapere esattamente quale sarà il futuro di Immuni, il presente continua a mostrare alti e bassi: la nota positiva è che, come preannunciato a marzo, la settimana scorsa le versioni di Immuni per Android e iOS sono state aggiornate per consentire agli utenti di segnalare in piena autonomia la propria positività alla malattia causata dal Sars-Cov-2. Vale a dire che l’intervento dell’operatore sanitario non è più necessario, tutta può essere svolto tramite app. In alternativa è sempre possibile chiamare il call center attivo da diversi mesi.

Per concludere l’operazione che permette di inviare le notifiche di esposizione alle persone con cui l’utente positivo è entrato in contatto, è sufficiente inserire il codice CUN (viene comunicato via SMS, email o sul referto a chi si sottopone al tampone), le ultime cifre della tessera sanitaria e specificare la data di inizio dei sintomi. Può sembrare una novità marginale, ma non lo è affatto: se fosse stata integrata sin dall’inizio, forse i disservizi che hanno caratterizzato le prime fasi di utilizzo di Immuni si sarebbero potuti evitare e la fiducia dei cittadini rispetto dell’efficacia dello strumento sarebbe stata maggiore.

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